“Tutto quello che è successo nei primi mesi del 2020 ha dato una bella scossatina al nostro piccolo mondo.”
Non sappiamo ancora fino a che punto cambierà il nostro modo di vivere. Di sicuro ha messo in discussione tante cose, a livello economico, sociale, nella nostra vita di relazione con gli altri.
Una cosa abbiamo toccato con mano: l’importanza delle connessioni tra le persone, di tutto il mondo.
Abbiamo preso più consapevolezza di quanto dipendiamo dagli altri, da un sistema sanitario, da una economia solidale, dalla necessità di collaborare per superare ostacoli più grandi di noi.
Qualche anno fa un Professore d' immunologia molecolare al Collège de France fece una riflessione interessante sull’Altruismo (Philippe Kourilsky - Manifesto dell' altruismo) definendolo come “la deliberata attenzione prestata da un individuo alle libertà individuali dell' altro, con la deliberata intenzione di difenderle e svilupparle ulteriormente.”
L’altruismo non deve più essere una spinta emotiva “disinteressata”, basata su qualche sporadico impulso di generosità o empatia.
L’altruismo, in questa nuova definizione, che è stata etichettata anche come “Ego-altruismo” è più una forma di “dovere”, una spinta anche e, soprattutto, razionale: ci si occupa degli altri, delle loro libertà e dei loro diritti, perché solo in questo modo si può stare bene.
Si sceglie la collaborazione, la cooperazione, la voglia di comprendere l’altro perché si è profondamente consapevoli che questo porterà benefici al singolo individuo, e, di conseguenza, alla società formata da individui.
L’ego-altruismo è una forma di responsabilità sociale e individuale:
così una azienda si preoccupa e si occupa concretamente dei suoi dipendenti, ma anche del territorio dove opera, della qualità dell’aria e dei fiumi, del benessere dell’intera comunità; perché sa che questo fa prosperare l’azienda stessa;
così ogni persona può impegnarsi nel proprio lavoro e nella propria vita personale per difendere e sviluppare il benessere del vicino di casa, del collega di lavoro, dell’insegnante del figlio, di ogni persona con cui interagisce; perché in questo modo si costruisce un ambiente sano in cui vivere.
Il Covid-19 ci ha costretto a chiuderci nelle nostre case, ma ci ha permesso di riscoprire l’importanza di certi rapporti e la mancanza di altri. Ci ha fatto riscoprire “l’altro”; e “l’altro”, con le sue emozioni, i suoi desideri e le sue battaglie da combattere, spesso è molto simile a noi; al punto da poter dire, in fondo, che “l’altro siamo noi”…
Ego-altruismo è, quindi, occuparsi degli altri perché ci servono, e se questa affermazione suona un po’ stridente, pensiamo ai suoi effetti: nel momento in cui la collaborazione fattiva, sincera e responsabile sostituisce l’individualismo, nel momento in cui la fiducia prende il posto della paura, ne scaturisce un’armonia del vivere quotidiano, in famiglia, sul posto di lavoro, nelle nostre città, che ci permette di affrontare ogni tipo di crisi.
Il rispetto di questo sistema, del nostro pianeta e di tutti gli esseri viventi che lo abitano è la base da cui ripartire. Solo se lo abbiamo compreso bene possiamo essere certi di far parte di questo eco-sistema, dove siamo tutti interconnessi.